Questa lingua d'acqua, un tempo pescosa ed ora ridotta ad una fogna, risale al 1300. Qualcuno asserisce che il canale abbia origini romaniche, facendolo risalire alla costruzione della parallela via Postumia. Questa ipotesi ci è riferita dall'ingegner Filippo Delindati, quando afferma che nel 1300, in seguito all'estendersi dell'irrigazione si attivò e si completò tale corso e suffragata dalla "Storia di Asola", dove l'autore cita "... nell'anno 1135 calò in Italia Lotario II, dal quale la chiesa asolana ricevé investitura dei beni donatigli dalla munificenza dell'imperatore Enrico II, situati tra i fiumi Oglio e Dramona ed altra di quà da detto fiume". Si parla ancora di fiume, quindi di una lingua d'acqua dal percorso sinuoso ed irregolare, come dimostra la carta di Antonio Campi, datata 1579.
Un tempo la Delmona aveva funzioni balneari, sportive e culturali: le vasche di "Scagn" sono state il lido dei pievesi fino a trent'anni orsono, dove i giovani trascorrevano in allegria le giornate estive. Il canale Delmona Le rive erano popolate dai pescatori che trovavano buona ed abbondante pesca.
Ricordo con simpatia le sere passate sul ponte, in sacrale silenzio, ad osservare ed a tifare per noti ed abili pescatori con bilancino. In occasione della sagra paesana, attraverso il canale si disputava un'animata gara di tiro alla fune, che attirava un foltissimo pubblico. L'inquinamento in primis e l'andazzo di un altro modo di concepire il tempo libero, hanno fatto disertare le sponde della Delmona.
Una leggenda narra che all'imbrunire di tantissimi anni fa, un pescatore di Gazzo notò sotto il ponte, appoggiata ad una riva, una grande cassa.
Riposti gli attrezzi, scese per recuperarla e con grande stupore vide che conteneva ossa umane. Si stabilì che quei resti fossero le reliquie, traslate tempo addietro a Cremona, dei Patroni Babila e Simpliciano. Il pescatore avvertì il parroco di Gazzo e successivamente le sacre spoglie vennero portate nella chiesa della frazione. Il mattino seguente, la cassa venne misteriosamente ritrovata nella chiesa di Pieve, nel posto ove sorge la cappella dei corpi santi, senza che alcuno avesse provveduto al trasporto. L'alone nebbioso che circonda questo ritrovamento non cela, però, il fatto curioso che da quel giorno le acque della Delmona furono benedette: mai nessuno, a memoria d'uomo, trovò tragica fine nel canale nonostante i molti cadutevi per incidenti. a cura di Dante Fazzi, Sindaco del Comune di Pieve San Giacomo dal 1993 al 2001