Una bella chiesetta, San Michele con il suo piazzale e un’unica stradina rinchiusa fra mura e siepi a nascondere ville patrizie e cascine antiche ed eleganti, stalle con mucche e una fiorente attività agricola.
Mi chiamo Ettore Panizza mi sono innamorato di questo piccolo borgo quando ci sono venuto ad abitare circa 50 anni fa.
Ero un adolescente e mi sono sempre appassionato alle piccole storie che parlavano di un borgo abitato e fiorente, di un castello ormai scomparso, di passaggi sotterranei e segreti che univano e riparavano in tempi remoti.
Per inquadrare la mia ricerca sono andato a cercare e consultare documenti che risalgono alla preistoria e che ci raccontano la storia della pianura padana e di Gazzo con Compagnia così come veniva citato nei documenti più antichi del Medioevo.
Il concetto di medioevo ha avuto, fin dalla sua formulazione nel Cinquecento, una connotazione negativa, poiché gli intellettuali guardavano con ammirazione all’antichità senza riconoscere alcun valore positivo al periodo successivo.
La tendenza a dare un’immagine buia e oscura di questi mille anni di storia affonda le radici essenzialmente nel Trecento, segnato da una profonda crisi: il clima sfavorevole, le risorse alimentari insufficienti a sfamare la popolazione, le insurrezioni popolari, e soprattutto la peste nera del 1348, che uccise un terzo della popolazione europea.
La realtà, però, è ben diversa e il Medioevo, seppur con tutte le guerre, le carestie e quello che ne è conseguito, è stato uno spartiacque tra il prima e il dopo, è stato un momento storico di grande fermento in cui, poco a poco, si sono formate le basi di tutto ciò che sarebbe seguito poi.
Quando ho iniziato la mia ricerca, spinto da una grande curiosità di saperne di più sulla storia del mio paese, non immaginavo certo che avrei scoperto una specie di vaso di Pandora, in senso positivo ovviamente.
Girando di archivio in archivio, documento dopo documento ho potuto compiere un magnifico e avventuroso viaggio nella storia.
Ma soprattutto ho capito che Gazzo, un piccolo paesino in apparenza non toccato dalle grandi questioni, è stato in realtà un protagonista assoluto del Medioevo e delle sue vicende fondamentali.
Nelle strade che tutti i giorni percorro si sono susseguite le stesse guerre, gli stessi intrighi e complotti che abbiamo studiato nei libri di scuola: l’eterna lotta tra Guelfi e Ghibellini, attacchi sanguinari e lotte fratricide tra comuni di diverso colore o schieramento.
Gazzo con Compagnia e tutti i comuni della zona inferiore di Cremona ha vissuto intensamente il Medioevo, i suoi abitanti sono stati protagonisti coraggiosi degli scontri, hanno lottato fino allo stremo per difendere il proprio territorio e le proprie tradizioni. È strano, ma anche bello pensare che, secoli e secoli prima dei social network, secoli e secoli prima dell’essere sempre on-line, Gazzo era già comunque connesso al resto del mondo per quel sottile, fil rouge che lega indissolubilmente il genere umano.
Scudo di Gazzo con Compagnia
Ettore Arrigoni degli Oddi
GAZZA (lat. scient. Pica p. pica [L.]; fr. pie ordinaire; sp. picaza; ted. Elster; ingl. magpie). - Uccello di mediana statura dell'ordine Passeres, famiglia Corvidae, di piumaggio bianco e nerovellutato a riflessi, coda assai lunga e molto graduata, ala lunga 175-200 mm. Abita le località alberate, fa un nido a cupola sugli alberi, depone uova macchiate, si ciba di grani e d'insetti, di uova d'uccelli, ecc.; le sue carni sono immangiabili; è uccello dannoso. In Italia è stazionario, anche erratico,
La Preistoria
Nell'era mesolica, tra il IX° ed il V° millenio a.C., alla fine delle laciazioni la Pianura padana si presentava come una vasta estensione di paludi ed acqurtrìni, che davano forma ai laghi Gerundo, Delmona ed a vari stagni, tanto che, nei primi anni dell'era volgare, a Cremona esisteva ancora un tempio dedicato a Mefite, dea degli stagni
Lago Gerundo
Il lago o mare Gerundo (o Gerondo) si suppone fosse un vasto specchio d'acqua stagnante, a regime instabile, situato in Lombardia a cavallo dei letti dei fiumi Adda e Serio. Poco o per nulla descritto dalle fonti antiche, conosciuto più per tradizione orale, secondo i dati geologici tale lago sembrerebbe esistito quanto meno in età preistorica. Storicamente la zona è stata sì soggetta ad alluvioni dei fiumi, ma, piuttosto che paludosa, sembra essere sempre stata sostanzialmente poco fertile, costituita essenzialmente da gerali ricoperti da, in media, solo 45 cm di torba.. A tale supposto "lago" è strettamente legato il promontorio dell'Insula Fulcheria (forse da pulchra, "bella"), l'unica zona fertile nel centro di un'arida distesa di ghiaia. È probabile che il toponimo "Gerundo" derivi dalla géra o "ghiaia" (oppure gérola, "sasso"), e infatti i gerali la fanno da padroni (vedi la toponomastica locale, come in Gera d'Adda).
Valerio Ferrari, conoscitore del territorio cremasco, ha suggerito al contrario che il termine possa derivare dal greco gyrus (spira, curva), con riferimento ai meandri fluviali che abbondano nell'area. Un'ipotesi più fantasiosa farebbe invece derivare il termine Gerundo dal greco Acheron, ossia Acheronte, un fiume infernale nella mitologia greca, poiché il lago sarebbe dovuto essere paludoso, e quindi inospitale e malsano[1].
La leggenda
La fantasia popolare narra che un tempo nelle acque del Lago Gerundo vivesse un drago di nome Tarantasio che, avvicinandosi alle rive, faceva strage di uomini e soprattutto di bambini e che ammorbava l'aria circostante con il suo alito asfissiante. Le esalazioni, in effetti, erano dovute alla presenza nel sottosuolo di metano e di idrogeno solforato, un fenomeno misterioso per la popolazione che, pertanto, incolpava esseri sconosciuti e fantasiosi. Il fantomatico mostro, secondo la leggenda, fu ammazzato da uno sconosciuto eroe che prosciugò anche il lago: altri non era che il capostipite dei Visconti di Milano che, dopo tale prodezza, adottò come suo stemma l'immagine del biscione. Alcune fonti popolari attribuiscono il prosciugamento e la bonifica del lago a san Cristoforo, che avrebbe sconfitto il drago, o a Federico Barbarossa. La bonifica del territorio fu in realtà fatta dai monaci delle abbazie vicine. Si ritiene comunemente che in verità le acque scomparvero in seguito a progressive opere di bonifica in atto già da tempo, in particolare il potenziamento del canale della Muzza da parte dei lodigiani, oltre a fattori di drenaggio e assestamenti geologici, come il livellamento di depositi morenici nei pressi dell'immissione dell'Adda nel Po.
Ubicazione
Il lago occupava un ampio tratto di territorio tra Adda e Serio, ma anche, secondo alcuni, Brembo e Oglio. Tale localizzazione comprende quindi le provincie di Bergamo, Lodi e Cremona e Milano. La costa est del lago, secondo alcuni autori, raggiungeva Fara Olivana e proseguiva, passando ad est di Crema, sino a Grumello Cremonese; continuando poi ad occupare parte delle valli del Chiese e dell'Oglio sin quasi alla sua immissione nel Po. In particolare, si può osservare una vasta zona.
A cura di Ettore Panizza